Come ho già scritto più volte non apprezzo i messaggi dissuasivi che vengono apposti sui pacchetti di sigarette e le campagne antifumo con particolari crudi ed impressionanti, credo che non portino grande beneficio. Uno studio recente conferma che questo tipo di pubblicità non è efficace e cerca di darne i motivi. Tutti sanno oramai che il fumo fa male e sono dimostrati i pesanti effetti negativi della sigaretta sulla salute, ciononostante i fumatori continuano a fumare. Perchè? Sino ad ora si era pensato che il motivo fosse da ricercare in una maggior attitudine verso il rischio: i fumatori sono più informati della media riguardo ai danni del tabagismo, ma sono anche più portati ad avere incidenti stradali, a non allacciare la cintura, ad avere rapporti sessuali a rischio, a fare meno mammografie di controllo. I fumatori mi sono perciò assai simpatici, sono portati a prendere rischi nella vita e vanno alla ricerca di sensazioni (sensation seeking).
In realtà gli autori della ricerca pensano che alla base della propensione al fumo ci sia un errato approccio alla decisionalità. Somministrando un test, Iowa Gambling Task (IGT) ad un certo numero di fumatori e non fumatori è emersa chiaramente la tendenza dei primi a scegliere situazioni nelle quali la ricompensa fosse immediata. Essi avanzano perciò l’ipotesi che non sia tanto una tendenza alla ricerca del rischio o del premio alla base della incapacità dei tabagisti ad abbandonare la sigaretta, quanto una difficoltà nella valutazione della loro strategia decisionale. Essi sono infatti portati a non saper resistere alla tentazione immediata, facendo scelte che alla fine si rivelano poco fruttuose anche in altri campi della loro vita.
Credo che questo studio porti in luce un aspetto parziale ma vero della psicologia del fumatore e ne trascuri altri altrettanto importanti, quali la deprivazione orale – che potrebbe essere eziologicamente alla base dei comportamenti denunciati, il desiderio di espiazione, l’inconscio desiderio di morte, la pulsione verso la trascendenza, il desiderio di uscire dagli schemi abituali, il disagio sociale per dirne alcuni.
Traggo comunque la indicazione che, a conferma di quanto già faccio nel mio schema di trattamento antitabagistico, è opportuno lavorare sull’aumento della calma interiore, concentrazione e stato di benessere, dalle quali scendono la capacità di prendere decisioni, di valutare serenamente, di formulare chiare strategie.
Articolo di Massimo Soldati
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Riferimenti:
Smokers’ Decision Making: More than Mere Risk Taking